Profumi di nicchia. Cosa sono e perché se ne parla tanto.

Profumi di nicchia. Tutto quello che c'è da sapere

Li si chiamano profumi di nicchia, eppure se ne parla sempre di più. Ma attenti a non confonderli – e quindi derubricarli – a mero evento mondano, fenomeno che lascerà il tempo che trova, una volta spento l’interesse del momento. Lo direste mai davanti alle opere degli impressionisti, dei surrealisti o dei più grandi artisti contemporanei? Perché di questo è fatta la profumeria di nicchia, di opere d’arte, come dice l’aggettivo che talvolta si usa per definirne l’identità: artistica. E questo fanno i cosiddetti nasi: creatori di impressioni olfattive, sono veri e propri geni dell’olfatto, il senso che, per eccellenza, è in grado di evocare i nostri ricordi, persino quelli che eravamo convinti di non avere più.

Proprio per questa sua intima e peculiare natura, i profumi di nicchia non possono essere un prodotto puramente commerciale. L’attenzione alle essenze, alle materie prime, alle fragranze più rare, inedite e preziose nella loro purezza e il tentativo di restituirne ogni singola sfumatura, anche quella più sottile, sono la chiave di volta per evocare realtà lontane nel tempo e nello spazio. Solo così, appena si diffondono nell’aria poche gocce, aperta la boccetta, possono riaffiorare sensazioni che ci sembrano famigliari, anche se forse non le abbiamo neppure vissute.

Le infinite suggestioni dei profumi di nicchia sono un messaggio chiaro a non essere monolitici, a superare l’idea di “una fragranza per la vita”. Come cambiamo taglio, trucco o abito a seconda del nostro umore o delle diverse occasioni in cui siamo coinvolti, così non ci lasciamo assuefare da una sola fragranza ma ne indossiamo diverse, per assecondare e definire il nostro stato d’animo, raccontare istantaneamente ciò che siamo in un preciso momento, lasciandoci ispirare.

Del resto, le fragranze della profumeria artistica sono questo: ispirazione allo stato puro, di chi si lascia conquistare e di chi le crea. E gli spunti, mai banali, possono essere i più diversi, proprio come accade ai grandi capolavori. Ma chi sono i maestri di questa forma artistica olfattiva? Si potrebbe anche fare un solo nome per tutti: Creed. Più di 250 anni di storia alle spalle, generazioni di profumieri che di padre in figlio hanno raccontato, attraverso le loro creazioni, i cambiamenti nella società e non solo nell’arte di fare profumi.

L’arte stessa, in un gioco di specchi, è spesso la fonte di ispirazione di queste maison. L’Artisan Parfumeur, che ha tra i suoi pilastri la profumeria orientale e ingredienti come l’ambra, ha reso omaggio a due tra i più grandi innovatori dell’arte di fine Ottocento, trasportando in una boccetta la loro stessa capacità di sorprendere e di sconvolgere. Così, Sur L’Herbe ripropone la stessa crudezza e intensità, nonostante la compostezza classica, della celebre Colazione sull’erba di Manet, mentre Au Bord de l’Eau ci restituisce materiali grezzi olfattivi, quasi pennellate en plein air ispirate all’omonimo dipinto di Monet.

Ma anche grandi nomi dell’arte contemporanea non sono lontani da questo universo in espansione e non sono mancate, di conseguenza, le collaborazioni. Come i fotografi Inez e Vinoodh con Byredo 1996: una fragranza che sa sospendere il tempo, alla fine di un viaggio in Oriente, e che immortala sulla pelle, proprio come in un’immagine, la sensualità di fragranze decise e forti, spezie e note cuoiate. O ancora Heeley, che in Note de Yuzu restituisce una versione olfattiva della musica pop giapponese. Farne solo una questione olfattiva sarebbe infatti troppo riduttivo, i profumi di nicchia hanno imparato a dialogare con l’arte a trecentossessanta gradi: come mostrano i packaging sempre più curati e unici che sono ormai un elemento irrinunciabile di ogni brand che si rispetti, un marchio di fabbrica, una definizione di identità.

Denominatore comune delle realtà che popolano l’universo della profumeria artistica - abbiano una storia secolare o decennale - è naturalmente l’artigianalità dei processi, la cura maniacale nel riscoprire o dare valore alla sapienza e ai segreti degli antichi profumieri. Fragonard e Carthusia sono esempi chiari, l’uno francese l’altro italiano, della rilevanza data alla tradizione, ma come questi brand ce ne sono moltissimi, pur sempre in grado di reinventarla o sfruttarla per creare fragranze attuali.

E come ogni grande artista che si rispetti, non basta mai la sola ispirazione. Ci vuole studio, ricerca, conoscenza del prodotto e delle potenzialità che esso può rivelare: insomma progettualità. Sì, anche gli odori si possono progettare, se lo si sa fare. Per questo, il presente e il futuro dei profumi di nicchia hanno un nome: profumi molecolari, una sfida vinta anche di fronte ai pronostici dei più scettici. La creazione in laboratorio di nuovi odori, la capacità di combinare chimicamente molecole per esaltare quanto c’è di più nostro altro non è che una forma d’arte mai sperimentata, che cambia e prende vita direttamente a contatto con la nostra pelle.

E voi? Siete pronti a diventare protagonisti di un capolavoro?