Pitti Fragranze 2018: Le novità della prossima stagione

Pitti Fragranze 2018: I confini della profumeria artistica

"Dove inizia una fragranza e dove finisce?": questa la domanda che anima Pitti Fragranze 2018, l’appuntamento che da ormai sedici anni richiama nella culla del Rinascimento gli amanti della profumeria artistica e delle essenze più originali. Più di 190 i brand coinvolti in questa manifestazione, che trasforma Firenze nella capitale delle nuove tendenze, il punto di partenza e di confronto su quello che è e che sarà il futuro di un settore emergente, in cui nomi ormai consolidati e nuove proposte – sempre più internazionali – seguono un’unica regola: la qualità, nella selezione dei materiali, nella lavorazione e nel design del prodotto.

Il sottile messaggio che ci consegna Pitti Fragranze 2018 gioca sul concetto stesso di essenza, quasi un invito a riflettere sulla percezione tra un “prima” dai contorni poco definiti, e un “dopo” in cui profumo e suo fruitore si definiscono a vicenda. Per trovare, dunque, il principio di una fragranza, bisogna interrogarsi sulla sua palpabilità, comprendere quando essa prenda veramente vita. Ed è questo che sembrano suggerirci gli allestimenti che arricchiscono la sala espositiva: degli squarci su sfondo rosa, concetti spaziali alla Lucio Fontana, che suggellano il momento esatto in cui la fragranza assume una forma e smette di essere materia indistinta, vale a dire quando entra in contatto con la nostra pelle, quando finalmente la indossiamo.

Protagoniste di questo dialogo inesausto con il pubblico, che è tema centrale e sotteso a Pitti Fragranze 2018, diventano pertanto le novità assolute, presentate personalmente dai nasi più noti del settore: fragranze insolite che sono perfette per l’autunno ma promettono di non limitarsi alla stagione in corso.

Per quanto riguarda i nomi italiani, grande rilievo in questa edizione è dato all’incenso, denominatore comune di diverse maison, che si declina ogni volta secondo gli esiti più disparati e personali. In Smoke of God, Simone Andreoli ci conduce in un deserto notturno, un viaggio a bere un thè in Oman, nella terra dell’incenso per eccellenza. «L’ho chiamato Fumo di Dio perché ho pensato che ai terrestri è destinato il tabacco, alle divinità l’incenso, la materia più nobile e pura che esista», di qui l’accordo di incenso della Somalia e di incenso dell’Oman, unito al Cashmere e all’assenzio.

La dimensione ritualistica, seppur dipanata nella variante agreste, accompagna anche la proposta di Laboratorio Olfattivo, con un esito tutt’altro che scontato. Sacreste, ultima della collezione Laboratorio in nero, esalta l’incenso, accompagnandolo con delle leggere note affumicate, elemi, cipriolo e pepe nero, eppur rimane fragranza molto fredda. Potete spruzzarvela così – ci viene suggerito – o con un tocco di Need U, che con la sua base di ambroxan, vi rivelerà un’inedita ma felice combinazione.

Due le novità anche per Francesca Dell’oro, che a Pitti Fragranze 2018 porta due creazioni tra loro diversissime, quasi contrastanti, eppure scaturite da una duplice esigenza. One more è la fragranza cercata a lungo, una dichiarazione di overdose e un bisogno continuo di ricerca, che è trasmesso da vaniglie, fiore di eliotropo, chicchi di caffè e cioccolato: dipendenza a trecentosessanta gradi, sensualità e carnalità. Bihaku è invece la proposta più complessa, interiorizzata. Una fragranza personale, che segna la necessità di un totale ritorno alle origini, alle radici. Una fragranza difficile, ma non lacerante, dove l’incenso (eccolo tornare ancora una volta), l’artemisia e il tabacco esprimono rigore, ricerca di bianco, approdo a pensieri vergini.

Pitti Fragranze 2018 traccia un confine netto tra le molteplici potenzialità espressive offerte dalle essenze: da una parte il racconto e l’ispirazione di chi le ha inventate, dall’altra i significati che vorremo dare loro, con il nostro vissuto. Lo stesso vale per le tante proposte destinate alla cura del corpo o della casa, di cui vi parleremo nel prossimo articolo!